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15/03/2018 Recensione a Bella una serpe con le spoglie d'oro di Jacopo Tomatis sul Giornale della Musica
Scrive Moni Ovadia – in una citazione a margine del comunicato stampa di questo Bella una serpe con le spoglie d’oro – che Marco Rovelli è il “legittimo erede della grandissima Caterina Bueno”.
È brutta questa cosa del “legittimo erede”: Caterina Bueno – splendida figura di raccoglitrice di canti e performer – ha avuto molti figli d’arte, ma tutti gioiosamente illegittimi. Lei stessa, in quella fenomenale generazione del primo folk revival italiano (la Bueno fu anche, ricordiamolo, nel Bella ciao del Nuovo Canzoniere Italiano e nel Ci ragiono e canto diretto da Dario Fo) è una delle figure più “illegittime”: per la voce unica, per la successiva carriera, per la libertà con cui si poneva di fronte al materiale popolare, animata più che da filologismi o solidità del metodo da un genuino interesse per il mondo del proletariato toscano, da «una sorta di curiosità inesauribile per le persone, le esperienze maturate, i valori incorporati, i modi espressivi praticati, nella consapevolezza che ogni uomo, ogni donna “è un’isola”, un individuo irripetibile» – come scrive, molto bene, Maurizio Agamennone in un testo incluso nel ricco libretto del cd. Questioni di eredità o meno, questo lavoro di Marco Rovelli (che parte da uno spettacolo di teatro-canzone, La leggera) è un bellissimo omaggio, che rende onore con grande umiltà alla potenza lirica dei testi e alla meraviglia della melodia di questi brani (di varia provenienza e autore: si va dagli stornelli mugellani a “Sante Caserio”). Rovelli canta con intensità, a voce piena, ma con quel giusto distacco “epico” (che era già della Bueno) che eleva questi materiali ben sopra le contingenze della loro composizione e della loro toscanità, facendone un qualcosa di più profondo, di universale. Sottrae più che sommare, Rovelli, e in questo si differenzia dall’altro, meraviglioso omaggio a Caterina Bueno fatto qualche anno fa da Riccardo Tesi e Maurizio Geri (Sopra i tetti di Firenze). Gli arrangiamenti, di Rocco Marchi, costruiscono intorno alla chitarra acustica con discrezione: una tastiera che sa di organetto portativo in “Mamma non mi manda’ fora la sera”, una chitarra elettrica da Americana per “Serenata”, un glockenspiel in “Cinquecento catenelle d’oro”. Come costume della collana Crinali dell’editore romano Squilibri, un ricco libretto accompagna il cd, con foto, il citato scritto di Agamennone (tratto da un discorso per il conferimento del Fiorino d’oro alla Bueno nel 2006, un anno prima della sua morte) e i testi di Rovelli di accompagnamento e presentazione dei brani, dallo spettacolo da cui nasce tutto. http://www.giornaledellamusica.it/dischi/marco-rovelli-lepica-di-caterina-bueno |
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