Marco Rovelli

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13/11/2018

Recensione a Bella una serpe con le spoglie d’oro di Alessia Pistolini su L?isola che non c?era

http://www.lisolachenoncera.it/rivista/recensioni/bella-una-serpe-con-le-spoglie-doro-omaggio-a-cate

Nella meravigliosa staffetta della tradizione orale, ogni volta è un dono trovare qualcuno che afferra quel testimone prezioso e riprende a correre con rinnovata passione. È quindi con profonda emozione che ci troviamo oggi tra le mani questo lavoro di Marco Rovelli: lui, come pochi altri, ha scelto da sempre di essere un artista-testimone; una vocazione che, peraltro, esprime anche nella sua attività di scrittore e nel suo quotidiano lavoro di professore, che poi, a ben pensare, è proprio il mestiere per eccellenza di chi desidera trasmettere agli altri storie, pensieri e valori.

La nuova missione di Rovelli è presentarci una parte del repertorio raccolto e poi cantato da Caterina Bueno, un nome che si eleva alto nella storia della Toscana: la storia vera, si badi, non quella scritta sui libri ma quella raccontata dalla viva e sonante voce della gente attraverso il canto, o i versi in rima della poesia improvvisata. E certamente, prima di Marco Rovelli la Bueno ha ispirato un numero inestimabile di anime belle, ché ne aveva di fascino e personalità quel cuore libero che anche un giovane Francesco De Gregori sognava invano di conquistare con la sua canzone a lei dedicata. L'etnomusicologo Maurizio Agamennone, nel piccolo volume che accompagna il disco e che è altrettanto prezioso (anche per le bellissime fotografie), ne ricorda diversi altri, spesso toscani anche loro, tra cui Maurizio Geri, Riccardo Tesi, Pietro e Tea Vismara e Andrea Degli Innocenti. Di lei, Agamennone sottolinea un aspetto particolare, derivato probabilmente dalla sua biografia cosmopolita di bambina di padre spagnolo e madre svizzera cresciuta in Toscana, in un ambiente contadino fuori dalla famiglia, che ha caratterizzato il suo lavoro di ricercatrice prima e di interprete poi: l'attenzione curiosa, sincera, stupita e aperta prestata ai singoli individui. È quello il suo punto di vista privilegiato, prima ancora del repertorio dei canti, perché è l'esperienza diretta degli "informatori", il loro filtro emotivo e unico, a rendere vivo e vero il più ampio piano sociale e storico di cui essi cantano. Un dialogo, dunque, tra ricercatore e informatore, che ha la forza di far percepire con chiarezza la differenza profonda con l’immagine che il potere offre del mondo, spesso fino ad opporvisi del tutto. Questo fa del modo di fare ricerca di Caterina Buono una precisa scelta di libertà, di “alterità irriducibile”, per dirla con Agamennone.

La Caterina di Marco Rovelli è quasi una sua versione incidentalmente al maschile; del resto, anche lei cantava la Serenata alla "fanciulla adorata", o dichiarava di amare sua moglie mentre dal carcere invocava pane per i suoi figli (Battan l'otto). La tradizione è tradizione. I due, racconta lo stesso Marco nel libretto, si erano conosciuti, e insieme avevano parlato tanto, e cantato, e bevuto parecchio vino anche, naturalmente. Lei aveva imparato a fidarsi di lui, e lui le aveva chiesto e ottenuto di poter registrare le sue storie per poterle narrare. Purtroppo la morte arrivò a dividerli prima che questo progetto potesse rendersi concreto. Ma Rovelli non vi volle rinunciare, e scrisse lo spettacolo "La Leggera", opera di teatro-canzone su Caterina dalla cui parte musicale, su suggerimento dell'instancabile operatrice culturale Susanna Cerboni, è stato inciso questo disco.

Se non ci fossero stati quelli come Caterina, che le lucciole le andava a salvare, una per una, noi si sarebbe rimasti al buio”. Poetico e innamorato, Rovelli ci porta per mano, quasi a farci “vedere” quel suo spettacolo di teatro-canzone, raccontandoci e spiegandoci ogni canto, ogni verso, e lo spirito che esso incarna. Si dovrebbe ascoltare così, questo disco straordinario: immaginando di condividere la tavola con Marco e un po’ di vino, mentre la sua voce racconta e poi canta, e ancora racconta e canta e così via via per tutto lo svolgersi delle tracce.

Il suo racconto è un’opera nell’opera, che soffia la vita dentro le canzoni, che ci fa incontrare i personaggi che le narrano, così come avrebbe voluto Caterina. Ecco che conosciamo il Carlo Monni, poeta e attore di teatro e di cinema (che appare tra l’altro in "Berlinguer ti voglio bene", o in "Non ci resta che piangere", e che persino Carmelo Bene volle ne "La cena delle beffe"); libertario, ingestibile e "leggero", anche lui nel suo stile di vita “senza padrone”, paradigma di tutti gli uomini della “leggera”, ché leggera era la valigia di chi si spostava con quel treno per lavorare, per avere quel poco che basta per campare. Uomini orgogliosamente liberi: “Tirullallillillero/e la leggera che poco gliene importa/la manda sull’ostia la fabbrica e ’l padron”. Impariamo questo e molto altro. Impariamo che “tribolazione” ha l’origine contadina del tribolo, attrezzo per la trebbiatura. E incontriamo il carbonaro Primo Begliomini, e lo ascoltiamo commossi mentre ci parla di suo padre, della sua vita consumata nel lavoro. Ammiriamo il coraggio degli anarchici nell'angoscia dell'uomo incarcerato che pensa ai figli affamati, mentre le ore scorrono inesorabili nella struggente Battan l’otto, come nell'estremo sacrificio del giovane Sante Caserio cantato da Pietro Gori. Comprendiamo le drammatiche condizioni di lavoro attraverso la paura dell'innamorata che vede partire il suo uomo verso la Maremma amara: “Sempre mi trema ‘l cor quando ci vai/perché ho paura che non torni mai”. Conosciamo i poeti improvvisatori in ottava rima Nello Quaranti e Altamante Logli, la voce potente della poesia che nasce, istintiva, dalla vita reale. Impariamo, soprattutto, che cantare l’amore così intensamente come ha fatto la Toscana è la forza che sostiene, che sconfigge la fatica, sollievo all'affannosa esistenza. 

Proprio come fu per Caterina Bueno, dunque, la ricerca di Marco Rovelli si nutre ancora della personalità e del vissuto di chi in versi e note cantò la propria esistenza e che torna a farlo, ora, attraverso la voce solida di un altro narratore. Novello salvatore di lucciole che ci aiuterà a non rimanere al buio.

 

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IN DETTAGLIO

  • Produzione artistica: Marco Rovelli, Rocco Marchi, Roberto Passuti
  • Anno: 2018
  • Etichetta: Squilibri Editore

ELENCO DELLE TRACCE

 

01. Bella una serpe con le spoglie d’oro 

02. Storia di Rodolfo Foscati 

03. E cinquecento catenelle d’oro 

04. Lamento del carbonaro

05. La leggera

06. Cade l’uliva 

07. Serenata 

08. Stornelli Mugellani 

09. Battan l’otto

10. Maremma 

11. Contrasto tra l’aristocratica e la plebea sulla guerra di Tripoli 

12. Il maschio di Volterra 

13. Maggio di Riolunato 

14. Maggio di Roselle 

15. Maledizioni 

16. Mamma non mi manda’ fori la sera

17. Quando venivi a San Piero

18. La mia mamma

19. Entra la corte

20. Sante Caserio

21. Stornelli d’esilio

 

BRANI MIGLIORI

  • Battan l'otto
  • Sante Caserio
  • Storia di Rodolfo Foscati

MUSICISTI

Marco Rovelli voce e chitarra acustica  -  Rocco Marchi synth, chitarra elettrica, glockenspiel, diamonica, percussioni, pianet, portasound, pianoforte  -  Davide Giromini fisarmonica, pianoforte, diamonica  -  Paolo Monti chitarra elettrica  -  Lara Vecoli violoncello   -  Roberto Passuti percussioni, tubo armonico 

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