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11/04/2020 Recensione a Portami al confine di Alberto Marchetti su Vinile
Marco Rovelli non si fa costringere dai confini di genere, e dopo un sentito omaggio folk rock alla cantora Caterina Bueno si carica di potenza, ritmo e noise elettrico, col suono che si fa duro e distorto, per elencare e riconoscere proprio quelli, i confini, che nascono già nelle nervose complesse relazioni umane per tracimare nelle violenze di razza, nelle spartizioni territoriali, nelle partizioni sociali, nei limiti fisici che continuano assurdamente ad aumentare. Non ultimo confine è la morte, ineluttabile eppure rimossa dal visibile, indigesto e incompreso portale di senso. È un concept album con le colorazioni forti e livide del crepuscolo, che cita maestri di opposizione e critica, dal titolo sottratto a Beckett alla Nanà di Zola, per quattordici originali dalle liriche graffianti che si fanno analisi attenta e memoria, e un omaggio reso a Claudio Lolli. La voce è coinvolta e convincente, sofferta e dura, si arrampica e si torce intorno all’accettazione del fallimento, al paradosso incomprensibile dell’esistenza, col violoncello di Lara Vecoli a sottolineare il perdurare del dramma: non possiamo andare avanti, andiamo avanti. |
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