[indietro]
11/06/2020 Recensione a La parte del fuoco di Mariangela Taccogna su Mangialibri
Karim è tunisino. Gli manca un solo esame alla laurea in letteratura francese ma il suo unico desiderio è ballare. Un sogno dal quale è stato strappato per assicurarsi un futuro certo, tra le scartoffie. Da questo futuro Karim è fuggito via ed ora, dopo aver affrontato il mare in un barcone, è in Italia. Con un foglio di via e tutta la vita davanti per provare a realizzare il suo sogno. Da clandestino, attraversa l’Italia da Torino alla Toscana, accompagnato dall’inquietudine. Elsa è dall’altra parte del paese e guarda al suo passato riconoscendo la sua incapacità di opporsi alla volontà degli altri. Una volontà che l’ha resa vuota e le ha fatto perdere se stessa. Poi l’incontro con Karim: lei, la figlia del padrone, nasconde una bellezza che non riesce ad esprimere. Esattamente come il suo dolore. Due mondi diversi e due sofferenze così simili. La vita li separa e poi li ricongiunge, tessendo un legame inspiegabile. Elsa è fuggita dalla sua vita e ha raggiunto Karim. Puzza di alcol e trema. Nevia non fa domande: sente di essere parte della vita di Karim, ma da spettatrice, sulla soglia, senza il permesso di entrarne realmente. E sa perfettamente che tra loro c’è un’intimità che a lei non è concessa. La vede. La riconosce. Le minacce di Vulcano fanno da detonatore: Karim non può più nascondere il suo segreto e le racconta tutto dall’inizio, da quando sul barcone, in mezzo al mare, avevano smesso di contare i morti... Karim ed Elsa sono due anime slabbrate, entrambi fuori dagli schemi, clandestini della vita, ciascuno a suo modo. Ciascuno con le sue ferite, dentro e fuori. Karim è immerso in un’esistenza che si compone di sottoboschi multiculturali, di giochi di forza e legge della giunga. Elsa non è mai a suo agio, nemmeno (e forse soprattutto) con se stessa, il caos che ha dentro sgorga dalle ferite autoinferte e il controllo sul cibo sostituisce la mancanza di controllo sulla sua vita. Anche Nevia, unico punto di riferimento saldo del racconto, ha le sue ferite, un passato doloroso fatto di uomini tiranni e violenti. Il triangolo sembra ricomporsi in un finale aperto che lascia sospeso il lettore, dopo averlo coinvolto dalla prima all’ultima parola. Un racconto intenso, sconvolgente, potente che utilizza, con un linguaggio ricercato (a tratti lirico), le parole per dire le profondità dell’anima, capace di raccontare le sfumature dei sentimenti senza perdere di vista la realtà. Dopo una lunga gestazione e diverse (dis)avventure editoriali, La parte del fuoco è finalmente approdato a TerraRossa, casa editrice sensibile ai libri “clandestini”, alle storie nell’ombra. Con una interessante operazione di sublimazione, Marco Rovelli ha condensato nella finzione letteraria esperienze narrative pregresse, incontri, persone e situazioni vissute, armonizzando e provando (con successo) a dare senso e forma, perché “È dal margine che si comprende la forma delle cose”. |
|