[indietro]
03/07/2023 Intervista di Lorenzo Tosa su Radici
(dal post facebook di Lorenzo Tosa) Ho incontrato a Parigi Marco Rovelli, uno degli intellettuali più poliedrici e militanti che abbiamo in Italia: cantautore (anche se il termine non gli piace), scrittore, filosofo, insegnante. Il dubbio, quando lo ascolti, è che il suo sia un unico gesto fondativo in grado di dischiudere «infiniti varchi verso l’avvenire», la materia prima del poeta.
Per due ore abbiamo parlato di canzoni, dell’idea di resistenza, di guerriglieri curdi, di Don Chisciotte e di De André, di spiritualità, di disagio mentale e di libri. Il suo ultimo lavoro, “Soffro dunque siamo” (edito da Minimum Fax), è un gioiellino di cui non sentirete parlare su (quasi) nessun quotidiano, tv o media. Lo abbiamo fatto noi, perché era necessario.
A un certo punto mi ha detto qualcosa che fatico a scrollarmi di dosso, ha a che fare con l’idea del fallimento.
«Negli ultimi trent’anni è avvenuta una trasformazione radicale non solo economica ma anche antropologica della società: un vero e proprio salto quantico in cui il trionfo dell’individualismo, della competizione e il mito dell’imprenditore di sé stesso hanno pervaso tutto, scaricando le contraddizioni della società nell’infelicità delle persone. Oggi la percezione del fallimento è diventata a tutti i livelli qualcosa di intollerabile, ma il fallimento è un’esperienza fondamentale dell’umano, significa esperire, esplorare, sperimentare, mentre la società di Narciso – come la definisco nel libro – nega il fallimento perché fallire equivale a uno schianto».
Un consiglio? Leggete il libro, acquistatelo, ordinatelo, scaricatelo, ma leggetelo. Lo trovate qui: https://www.minimumfax.com/.../soffro-dunque-siamo-2551
E leggete l’intervista integrale sull’ultimo numero di RADICI, che esce in questi giorni. https://bit.ly/RADICI_Europe
|
|