Cosa c’è di più banale di una canzone d’amore, cosa mai ci sarà di nuovo da dire se poi prendi brani della tradizione folk? Eppure il duo responsabile di questo disco bello ed emozionante è riuscito a rendere interessante e appetibile un intero disco dedicato ai temi dell’amore. Il duo è composto da Marco Rovelli dei Les Anarchistes, voce e chitarra acustica, e da Paolo Monti dei Bosco Sacro, chitarre, archetti ed elettronica. Accanto a loro alcune fra le voci femminili migliori del panorama indie italiano: Serena Altavilla, Angela Baraldi, Erica Boschiero, Mara Redeghieri, Paola Rovai e Fausta Vetere, mentre Nicola Alesini al sax, Cesare Basile alla baglama, Bruno Dorella, Rocco Marchi e Lee Ranaldo alla chitarra, Lara Vecoli al violoncello si sono alternati nei vari brani col loro strumento. Se stavolta li abbiamo citati tutti è proprio perché il contributo di ognuno di loro è stato fondamentale per l’ottima riuscita di questo progetto. Se la scelta dei canti da un lato copre un po’ lo spettro dei vari aspetti con cui l’amore scuote l’animo umano dalla gioia al dolore, dal tradimento alla forza tempestosa dell’innamoramento al tormento della lontananza, dall’altro i canti provengono dalla tradizione popolare italiana, in molti casi si tratta di una riscoperta di canzoni dimenticate, ma ci sono anche canzoni di cui si conosce l’autore, è il caso del brano che chiude l’album, Amore Ribelle, scritta dall’anarchico Pietro Gori e cantata da Rovelli insieme a un’intensa e straordinaria Mara Redeghieri, qui l’amore si compie solo dopo che i ribelli avranno vinto, l’arrangiamento giustamente non enfatizza, ma sceglie un tono malinconico, struggente, forse a ricordarci che la vittoria è ancora lontana e con essa il pieno godimento dell’amore. Eppure se qualcuno leggendo immaginasse di trovarsi davanti a un album di folk si sbaglierebbe, se intendesse con questo una rivisitazione di stampo tradizionale, infatti gli arrangiamenti danno nuova vita e luce alle canzoni, sin dall’iniziale Rispetti (ma quanto è brava Serena Altavilla!), nella quale le chitarre e l’elettronica disegnano un tappeto sonoro quasi ambient, si intuisce che ci troviamo davanti a un’opera che pur rifacendosi a un repertorio tradizionale è invece estremamente moderna come concezione musicale. Citeremo solo pochi brani come esempio, per il resto il libretto accluso al cd è estremamente esaustivo sull’origine di ciascuna canzone e sul senso complessivo dell’opera, una Maremma resa desolata e dolente dal violoncello e dai tocchi rimbombanti della chitarra o la chitarra maestosa ed evocativa di Lee Ranaldo in Cade L’Uliva o le chitarre di Bella Ci Dormi che ricordano il lavoro di Paolo Angeli. Un’ultima notazione per la voce di Marco Rovelli, credibilissimo anche nei testi dialettali e camaleontico nel colorare di varie emozioni e sentimenti le sue interpretazioni, nonché accompagnato spesso da bravissime colleghe.