Esistono molti dischi che si intitolano L'attesa; ma quello di Marco Rovelli è diverso da tutti gli altri. Contiene infatti un'energia che scuote, fin dalla prima traccia, La finestra, da cuisi comprende la partitura su cui l'insegnante di filosofia e storia nei licei, il cantautore, musicista e scrittore, già voce de Les Anarchistes, intende muoversi e farci muovere: una linea che coniuga rock e canzone d'autore, sperimentazione e tradizione, etica ed estetica. Non poteva che essere un disco-libro il fulcro del progetto: Rovelli, infatti, intende legare ogni canzone a un concetto profondamente morale, come Attesa, Amore, Divenir-altro, Metamorfosi, Meraviglia, Creazione, Corpo, Empatia, Cura, Utopia, Resistenza, Diserzione, Liberazione, e interpretarli attraverso testi profondi, che approfondiscono e articolano meglio le sue riflessioni.
La generosità dell'artista non si ferma quindi alla confezione di brani suonati e cantati benissimo, ma ci offre un libro, che contiene dialoghi con un regista teatrale, uno storico, due filosofi e attivisti, uno psicoanalista, un neuroscienziato, due romanzieri e poeti, come Maria Grazia Calandrone, con cui Rovelli ha già collaborato in un reading intitolato Una dolce fibra dell'universo, dal titolo vagamente ungarettiano, o Antonio Moresco, coinvolto due anni fa con lui in un festival culturale, e qui presente a discutere su Noi, Chisciotte, riflessione dedicata a Cervantes sulla libertà che insegue "un sogno senza padrone", col violoncello di Lara Vecoli a dare ulteriore spessore al tutto.
La voce lirica, a tratti giustamente enfatica, dalla dizione quasi teatrale, che impreziosisce precise parole, viene sottolineata da arrangiamenti elaborati con Paolo Monti, protagonista alla chitarra, suo collaboratore storico (qui la recensione del disco dello scorso anno) e da musicisti di grande valore, come Teho Teardo, che anima una Sbandati dall'atmosfera onirica e sospesa, con la batteria di Massimiliano Furia in bella evidenza, o come Federico Gerini, dal pianismo trascinante in La scelta.
Emozionante è anche Fino all'ultimo minuto, che ha meritato la targa del Premio Ciampi come migliore cover; estenuante, lentissima, rispettosa dello spirito del cantautore livornese, eppure straordinariamente contemporanea, così come la reinterpretazione e la traduzione di Sympathy For The Devil, che diventa Lo specchio del diavolo, trascinante, dopo un'introduzione davvero luciferina, col basso di Daniele Onori a dare ritmo, e quella di Hurt di Trent Reznor, in italiano Ferita, splendida e misteriosa, synth e percussioni a ripercorrere il battito cardiaco, che esplode in una conclusione potente. "Il tempo dell'attesa è un tempo inaspettato...ora sai che questa attesa è tutto ciò che ti appartiene": quest'attesa è stata ripagata da un disco prezioso.