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01/12/2010 Recensione a libertAria su L'isola che non c'era, di Giorgio Olmoti
Musicista, scrittore, insegnante, Marco Rovelli nelle caselle del classificatore ci sta davvero stretto. Narratore appassionato, con la bella possibilità trasversale che offre oggi questa definizione, può rendere con una certa efficacia l'idea che ci si può fare di lui scorrendo le sue pagine, ascoltando le sue canzoni. Il suo incedere narrativo è carico di tutte le passioni politiche e umane che lo animano e fanno di lui un potente motore critico che ha intuito che anche alle piccole cose si deve prestare grande attenzione. E quella di Marco Rovelli è spesso un’attenzione rivolta ai temi legati alla questione sociale. Lasciata alle spalle l’esperienza con Les anarchistes, che mettevano in chiaro le cose già a partire dal nome, sceglie di farsi carico a suo nome di un progetto discografico e anche in questo caso già il titolo, LibertAria, mette le carte in tavola dal primo approccio. E possiamo dire che la sfida con la prova solista è vinta, con un disco decisamente denso di stimoli, in cui l’elemento portante è proprio la coralità. Tra gli ospiti del progetto compaiono Erri De Luca, Wu Ming 2, Francesco Forlani, Maurizio Maggiani ma anche Daniele Sepe e Yo Yo Mundi.
Marco Rovelli rivendica radici da rocker successivamente sollecitato dalla canzone popolare, e il suono di questo disco, in bilico tra atmosfere elettriche e violoncello e fisarmonica, risulta decisamente corposo, incalzando testi originali o riguadagnati alla memoria da un ottimo lavoro di recupero. Il tema centrale è il corpo e ce lo ha raccontato lo stesso Rovelli. “Il corpo è il luogo del contatto e della comunità, della singolarità e della moltitudine. Non c'è altro che corpo. Raccontare il mondo significa raccontare corpi, insomma.”
E Rovelli è in buona compagnia. Il corpo è diventato per gli storici una fonte efficacissima. Le fonti, dalla foto alla miniatura, dal fumetto, al cinema raccontano corpi. La contemporaneità si misura con il corpo, sismografo dell’esistenza. E a muovere quella lancetta ideale degli umori, delle passioni, della rabbia ci pensa anche la musica proposta da Marco Rovelli. Ascoltate e riascoltate. |
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