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11/11/2012 Recensione di Riccardo Iannello a Il contro in testa su Quotidiano Nazionale
A chi è nato sotto le Apuane, «Il contro in testa. Gente di marmo e di anarchia» (Laterza, pag. 143), dà forti emozioni. Marco Rovelli, 43 anni, massese, scrive del carattere coriaceo dei suoi concittadini e dei cugini di Carrara, che fra montagne e mare hanno vissuto una rivoluzione libertaria in cui il potere, qualsiasi potere, è sempre finito alla berlina. Una testardaggine che nel tempo ha prodotto forti scossoni, dai moti popolari del 1894 al regicida Bresci alla nascita di Lotta Continua e Potere Operaio: la borghesia ha spazzato via tanto movimentismo, ma non ha mai potuto fermare la «resistenza» di base, parola chiave di questo popolo tutto d’un pezzo. Se il marmo si taglia dalla parte giusta è tenero, se invece si fa «il contro in testa» è praticamente inscalfibile. Un po’ come lo sono gli apuani, ma ai quali, in fondo, può bastare di raccontare le loro storie di marmo e di anarchia (e di industrie che prima hanno illuso e poi abbandonato la piana) ai tavoli delle osterie, meglio se con un vino aspro come la vita. Ai tavoli, ovviamente di marmo, Rovelli ha raccolto memorie che diventano romanzo o saggio a seconda del momento, il tutto permeato dal professarsi egli stesso anarchico e cantore di quella libertà che ancora permette di sedersi sulle scalinate del Duomo e fare politica. A chi non è apuano, la lettura fa scoprire una nuova storia di provincia che fa grande il nostro Paese. A chi ha avuto il prozio anarchico andato in cava finché ha potuto, serve per riviverlo nei personaggi di Marco. |
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