[indietro]
11/11/2012 Recensione di Alessandro Beretta a La parte del fuoco sulla Lettura del Corriere della Sera
https://www.dropbox.com/s/t8pey3p44be1ca2/1352730399_lalettura-11-novembre--rovelli.pdf L’odissea del tunisino Karim
(la Lettura, domenica 11 novembre 2012) Karim è un clandestino trentunenne tunisino arrivato in Italia dopo essere sopravvissuto a un’odissea di 18 giorni in barca. Entrare in un’altra vita, nel nostro Paese, non è per niente facile. Ci sono le violenze del Cie (ex Cpt) di Torino, dove per evitare l’espulsione ci si ferisce da soli, ci sono compagni emigrati che spariscono da un giorno all’altro, ci sono situazioni di lavoro «bandite» e comuni – dallo sfruttamento nelle cooperative del Nord Est, agli stagionali in Puglia. Una galleria di drammi che Marco Rovelli ha incontrato nei suoi interessanti reportage narrativi, come in Servi. Il paese sommerso dei clandestini al lavoro (Feltrinelli), e che entra nel romanzo La parte del fuoco (Barbès), primo titolo della collana «erranti erotici eretici» curata da Andrea Cortellessa e Luca Scarlini. Karim trova una direzione grazie all’incontro con due donne, la travagliata Elsa, autolesionista per testimoniare la sua presenza nel mondo, e Nevia. Il legame tra Karim e Elsa è nei loro corpi, pronti a sacrificarsi contro società e famiglia, e su di loro Nevia avrà un ascendente rassicurante fino alla fine. Rovelli è eclettico nelle forme: l’uso del tu per un narratore che si rivolge ai suoi personaggi e implicitamente al lettore, un’interessante struttura temporale giocata su diverse forme (narrazione, diario, lettere), stacchi lirici che mettono in pausa l’andare della storia. Si tratta di un romanzo «fuori genere», lungo la linea amata da Cortellessa. Eppure, la storia non quadra, diversi momenti suonano innaturali e forzati, inseriti per far quadrare i conti drammatici (come la scoperta di chi ha abusato di Elsa da piccola). Mentre di fronte a una storia così rotta nei tempi e nelle forme, non è detto che il lettore chieda un conto così dettagliato, anzi. Alessandro Beretta |
|