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01/09/2015 Recensione a Tutto inizia sempre di Federico Guglielmi su Blow Up
Per confezionare il seguito di “LibertAria”, Marco Rovelli ha avuto bisogno di sei anni, spesi comunque dividendosi fra la realizzazione di libri, l'attività in teatro, l'insegnamento: le distrazioni, chiamiamole così, non hanno però nuociuto al progetto musicale dell'eclettico artista/attivista culturale toscano, alimentandolo anzi con nuova linfa. “Tutto iniza sempre” risulta infatti il suo disco più riuscito, compresi i due con il gruppo Les Anarchistes – del quale era frontman e fulcro – editi nella prima metà dello scorso decennio: nelle musiche, che spesso sposano avvolgenti trame di scuola folk, energia filo-rock, atmosfere intensissime e arrangiamenti mai tanto (ac)curati, e in testi di notevole spessore poetico che al di là dei temi affrontati rimarcano il dovere morale di guardare e volare alto. Una canzone d'autore decisamente ricercata che sembra voler rimandare a epoche passate, ma che in definitiva è meno austera e più vivace di quanto potrebbe apparire di primo acchito, pervasa da un'enfasi interpretativa che qua e là sconfina, senza peraltro suonare forzata, in una sorta di melodramma alla Léo Ferré. (7/8)
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