Marco Rovelli

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20/06/2016

Recensione a La guerriera dagli occhi verdi su Satisfiction di Paolo Melissi

http://www.satisfiction.me/marco-rovelli-anteprima-la-guerriera-dagli-occhi-verdi/

Con La guerriera dagli occhi verdi (Giunti Editore) Marco Rovelli si è posto un compito non facile: quello di “essere” un’altra persona, in questo caso una donna. In questo caso una donna che combatte per la libertà del suo popolo e della sua terra. La storia di Avesta – di cui lo stesso autore ha regalato a Satisfiction una nota sulla sua nascita ed evoluzione – e la necessità inappellabile di raccontarla, è nata in Marco Rovelli da un incontro mancato, anzi da un incontro virtuale. Perché Avesta – il nome è quello del testo sacro del mazdeismo, antica religione del popolo curdo – è caduta in combattimento, e l’autore l’ha “conosciuta” – dopo averla vista attraverso le immagini di un’intervista fatta prima della sua morte – andando nel suo paese e incontrando i suoi compatrioti impegnati nella guerra contro Daesh. È nata così l’opera di narrazione di una storia che da personale diventa universale, raccontando la storia di una donna e, universalmente, quella di un popolo tenacemente intenzionato alla propria libertà e alla propria autodeterminazione. La storia di Avesta porta con sé altre storie, storie di storie, che si diramano nel lavoro appassionato di Rovelli in un rivolo di storie, volti, vite, alberi di noce, canti tradizionali, leggende. E La guerriera dagli occhi verdi è la dimostrazione, con-muovente, che il racconto è l’unica via di sopravvivenza dinanzi alla morte e alla scomparsa, la vittoria dell’uomo su quella immane gomma per cancellare che è il tempo che trascorre inesorabile, la possibilità di una “immortalità umana” che era necessario, fondamentale, garantire anche ad Avesta. E a tante donne e uomini che, come lei, hanno deciso di mettere la loro vita al servizio di qualcosa di più grande. Il viaggio di Marco Rovelli nel Kurdistan iracheno è un atto d’amore di valore incalcolabile. È per questo, e non solo, che deve essere letto, e che dovrebbe essere anche letto nelle scuole, trasmesso a chi deve crescere. 

Pensiamolo come una dolente e meravigliosa preghiera alla vita, questo libro.

Ed è la stessa Avesta a recitare una poesia di Sherko Bekas, a occhi chiusi, “come fosse una preghiera alla vita”

 

Ho posato l’orecchio sopra il cuore

della terra.

 

Parlava d’amore,

del suo amore

per la pioggia,

la terra.

 

Ho posato l’orecchio

sul liquido cuore

dell’acqua.

Il mio amore,

l’amor mio è la sorgente,

cantava l’acqua.

L’ ho posato sul cuore dell’albero.

Della sua folta chioma,

 l’amore suo – diceva,

l’albero.

 

Ma quando accostai l’orecchio

all’amore stesso,

che non ha nome,

era di libertà che parlava,

l’amore.

 

Paolo Melissi

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