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27/06/2016 Recensione a La guerriera dagli occhi verdi di Roberto Saviano
(www.robertosaviano.com)
Il 12 settembre 2014, in un villaggio vicino a Makhmour nel nord dell'Iraq Avesta Harun viene uccisa da un proiettile che le attraversa il collo, sparato da un miliziano di Daesh. I suoi compagni la trasportano d'urgenza all'ospedale di Erbil, capitale del Kurdistan, ma Avesta muore durante il tragitto. I suoi occhi verdi non si aprono più.
La ragazza - che ha solo 24 anni - si chiama Filiz. Avesta è il nome della guerriera partigiana, un nome di battaglia derivato dai testi zoroastriani, la religione originaria del Kurdistan, praticata liberamente fino alla conquista turca e alla conseguente conversione forzata all'Islam. Filiz è una giovane come tante, ma la parte di mondo in cui vive non è altrettanto comune. Avesta è la donna-comandante che Filiz diventa dopo la tragica morte del fratello. Filiz è nata in Kurdistan, è cresciuta in un campo di battaglia perenne, in quanto curda e in quanto donna. Avesta è una guerriera giovane ma capace, che riesce a emanciparsi da una società patriarcale e non paga si trova ad affrontare un nemico storico del suo Popolo, la Turchia, ma allo stesso tempo un antagonista nuovo, diverso e condiviso con l'Occidente: lo Stato Islamico. "La guerriera dagli occhi verdi" è la storia di Filiz e di Avesta, il racconto della breve vita di una donna e della immortale lotta per la difesa degli ideali di libertà e indipendenza. Marco Rovelli riesce a dare voce a entrambe in un lavoro necessario di narrazione biografica, calibrando racconti personali e fatti storici, in equilibrio perfetto tra la le vicende di Filiz e le sciagure del suo popolo, incarnate dalla scelta di diventare Avesta. L'emancipazione da una società patriarcale fa da specchio alla lotta per l'indipendenza curda. Rovelli è musicista, scrittore, poeta e studioso capace di sviscerare i fatti per rendere un affresco fedele al suo tempo, ma anche e soprattutto capace di trascenderlo, di superarlo. E quando la realtà si trasforma in letteratura, quando la vicenda di una donna diventa materia per un romanzo, la sua storia e la sua lotta si fissano indelebili nella nostra attualità, anche se i giornali non ne parlano più, anche se le televisioni trasmettono altri, anche se dei curdi sentiremo parlare solo quando il PKK rivendicherà nuovi attentati. Rovelli ha dato voce a una storia e così facendo l'ha destinata a diventare parte della Storia. Questo è lo straordinario potere della "non-fiction novel" il cui fine non è solo letterario ma anche e soprattutto sociale. |
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